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Di nobile famiglia vicentina, letterato, amico di
Andrea Palladio che ha lasciato segni della sua arte nella sua splendida
villa di Cricoli presso Vicenza, fu esiliato dalla sua città e privato dei
beni in quanto fautore del partito imperiale. Viaggiò per le corti d'Italia
suscitando grande ammirazione, e fu caro a Leone X, Clemente VII e Paolo III
per conto dei quali svolse missioni diplomatiche in Italia e all’estero.
Carlo V lo nominò conte palatino. Fu traduttore del De Vulgari Eloquentia
dantesco (1529), che fece conoscere ai letterati del tempo, e che tenne in
estrema considerazione nell'elaborazione delle proprie teorie linguistiche,
per cui sostenne la necessità di riformare l’ortografia italiana (Epistola
de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana [1524]),
precisando la sua proposta sulla lingua nel Dialogo intitolato Il
Castellano (1529). Compilò importanti opere grammaticali (Dubbi
grammaticali [1529], Grammatichetta [1529]), commedie e tragedie
(tra le quali la Sofonisba del 1524) e il poema eroico l'Italia
liberata dai Goti (Roma 1547, Venezia 1548). Visse il resto della sua
vita nella villa di Cricoli, a Padova, a Milano e a Roma, dove morì nel 1550.
Bibliografia:: Morsolin 1894; Guerrieri Crocetti 1950: XXXIV, 384-85; LUI 1968-81: XXIII, 424-25; LIE Autori 1982-91: II, 1749-50; Cremante 1986: IV, 329-33; Bonomi 1998b: 332-34; Bonomi 1998c: 28-33 |